In ricordo di padre Aurelio Pischedda
Affermava san Giovanni Bosco che il più grande dono per una famiglia è avere un figlio sacerdote.
Allargando il concetto di famiglia a tutta la nostra Comunità possiamo senz’altro dire che Pozzomaggiore ha avuto il privilegio di avere tanti di questi doni. Si contano a decine i sacerdoti del nostro paese che hanno speso la loro vita per far conoscere nel mondo la parola di Dio.
Oggi vogliamo ricordare uno di questi figli di Pozzomaggiore che è padre Aurelio Maria Pischedda, missionario salesiano nato il 16 giugno 1909, secondo di cinque figli, e morto a Guayaquil (Ecuador) il 20 novembre scorso dopo oltre 70 anni di missione.
Un figlio che è stato padre e non solo spirituale per migliaia di persone in quel lontano paese dell’America Latina. Vi era giunto, armato di rosario e con il solo Vangelo sotto il braccio, animato da un grande fervore nell’imitazione di Don Bosco, fondatore della congregazione salesiana, forte del grande amore che aveva per la Madonna Ausiliatrice (tanto che aveva voluto aggiungere il nome di Maria a quello impostogli alla nascita), già prima della sua consacrazione sacerdotale avvenuta nel 1940 nella maestosità della basilica di sant’Antonio in Padova.
Ha ricoperto importanti incarichi, ha voluto e visto realizzate importanti opere in tutto l’Ecuador, è stato direttore di alcuni centri, membro del Capitolo Generale e Superiore della Famiglia salesiana ecuatoregna.
Il 19 giugno 1999, nel corso di una solenne cerimonia pubblica, fu insignito di un’alta onorificenza da parte del Congresso Nazionale, a riconoscimento delle sue qualità civiche, intellettuali, morali, accademiche e cattoliche dimostrate e per la dedizione totale a favore della gioventù; fu pubblicamente raccomandato quale esempio di lavoro, sacrificio, costanza, dedicazione e amore per l’educazione e degno di essere imitato da queste e dalle future generazioni.
Veramente una vita spesa tutta per il bene degli altri, per far conoscere la parola del Signore, far sentire finalmente figli tanti che famiglia non sanno neanche cosa vuol dire.
Grazie padre Aurelio.
Tonino Pischedda
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