Il nostro pellegrinaggio in terra santa

Dopo un’attesa di sei mesi, finalmente ci ritroviamo, tra gioia e paure, all’alba del 9 settembre in piazza maggiore per salire sul pullman in sole 17 persone integrati successivamente da 10 allegri terralbesi. Giunti all’aeroporto di Cagliari, abbiamo completato il gruppo con perfetti sconosciuti di cui alcuni di Cossoine, Cagliari, Quartu S.E., Gesico, Villanova Strisaili, Seui fino ad arrivare a 120 unità con capellino bianco e borsa Brevivet. Dopo le formalità d’imbarco e un tranquillo volo di 4 ore circa, attraversando la Sicilia e le bellissime isole greche, arriviamo a Tel Aviv, terra di Israele.
In seguito a complicate operazioni d’ingresso, giungiamo finalmente al nostro pullman con una guida assegnata dall’agenzia che in futuro non ci abbandonerà mai e ci relazionerà di ogni sito visitato con grande pazienza e professionalità. Quindi direzione Gerusalemme che, già dalla prima vista ci affascina per la sua bellezza e maestosità, piena di bazar all’aperto e gente, colori e costumi, di ogni varietà. Visitiamo subito il Cenacolo dove Gesù e i suoi discepoli, consumarono il pasto della cena di Pasqua, la chiesa di San Pietro di Gallicantus in cui, secondo i vangeli, san Pietro rinnegò per ben tre volte Gesù; la chiesa della Dormizione dove la Vergine Maria si addormentò per l’eternità. Arrivati in albergo, scopriamo con grande meraviglia, di essere capitati nei giorni del capodanno ebraico e fine del ramadan (mese di penitenza e preghiera dei mussulmani) e capiamo quanto è vario il mondo quando nello stesso albergo, tra venerdì, sabato e domenica, si svolga un’alternanza, a seconda delle religioni (ebraica, mussulmana e cristiana) del riposo settimanale con particolarità per noi assurde come quella di evitare di premere il pulsante dell’ascensore perché considerato lavoro e quindi a loro proibito.
Le sveglie mattutine erano seguite da colazioni extra che ci aiutavano ad affrontare le dure e calde giornate. Ci rechiamo al monte degli ulivi, dove Gesù trascorse gran parte delle sue giornate in meditazione tra freschi ulivi millenari e dove trasudò sangue nella notte della cattura; la cupola dell’Ascensione, grotta del Padre Nostro dove in numerosissime lingue sono riportate le parole della preghiera insegnata da Gesù fra cui il nostro amato sardo; le piscine di Betsaida dove Gesù guarì uno storpio; la chiesa di Sant’Anna madre della Vergine, che ricorda la nascita di Maria e la casa dei suoi genitori Gioacchino e Anna. Infine, visitiamo la spianata del tempio con al centro la moschea di Omar, ormai inaccessibile per questioni di sicurezza, ai non mussulmani, famosa per la sua cupola d’oro e per essere il terzo posto per importanza al mondo per i mussulmani dove essi credono che Maometto ascese al cielo sul suo destriero alato. La struttura è bellissima grazie alle decorazioni coloratissime a mosaico e le iscrizioni del corano sulla cupola. A fianco della stessa possiamo ammirare la moschea di El Aksa la maggiore di Gerusalemme, famosa per la cupola d’argento. Qui ne approfittiamo per scattare la foto di gruppo. Con grande emozione abbiamo percorso la via Dolorosa, tragitto che Gesù fece con la croce in spalla fino al Calvario dove venne crocifisso. Malgrado la presenza di numerosi negozi ai lati della via e di altrettanti gruppi di diverse nazionalità che facevano lo stesso cammino, siamo riusciti con grande raccoglimento a immedesimarci nelle varie stazioni del calvario sopportato da nostro Signore Gesù Cristo. Punto essenziale del nostro pellegrinaggio, il santo sepolcro, raggiunto dopo ore di fila stressanti e faticose, luogo più sacro della cristianità dove un monaco greco-ortodosso faceva il custode e incanalava uno per volta i pellegrini nella cripta in modo molto veloce e senza neanche lasciare il tempo per una preghiera. Malgrado i pochi secondi concessi, il pensiero del luogo santo ha suscitato in noi grande emozione e commozione favorite dall’atmosfera creata dagli incensi e dalle luci soffuse dalle grandi lampade votive presenti nella basilica.
Particolare è stata anche la visita al luogo natale di Gesù, Betlemme, dove, sin da piccoli, realizzando il presepio, abbiamo sempre immaginato grotta, bue e asinello, pastori e tante pecorelle e l’immancabile stella cometa. Invece, arrivati in Palestina, una postazione di controllo militare, ci esamina generalità e pullman senza spaventarci più di tanto. La grotta dei pastori è piccola e raccolta ma circondata da numerosi accampamenti dove vengono celebrate diverse messe in svariate lingue. Nonostante tutto, rimaniamo un po’ delusi dalla mancanza dell’atmosfera sognata. La guida, ci riferisce che la piccola città ha più di tremila anni ed è rimasta comunque contenuta e a prevalente economia turistica, carina e ai piedi del deserto. Successivamente, dopo qualche ora di attesa, abbiamo fatto visita alla grotta della stella, dove è nato Gesù, luogo che ci ha fatto riportare alla memoria il piccolo bambino in fasce nella mangiatoia, circondato da un alone di santità, fra Maria e Giuseppe. Troviamo il tempo anche per visitare la grotta del latte: luogo miracoloso perché lì a Maria cadde una goccia del suo latte mentre allattava suo figlio.
Domenica mattina, giorno di Nostro Signore, ci dirigiamo verso il muro del pianto, opportunamente coperti per il rispetto delle tradizioni ebraiche. Notiamo subito la divisione nel luogo in due parti maschile e femminile dove, nella parte femminile si prega con ritegno e silenzio mentre nella parte maschile si prega sia a gran voce che con movimenti ritmici che danno l’impressione di lamenti e invocazioni. Uno spettacolo che ci lascia basiti e divertiti allo stesso tempo e invita gli uomini a dotarsi di copricapo e buttarsi nella mischia per assaporare il clima della tradizione ebraica più verace. Il muro bianco e altissimo, è ricolmo nelle sue fessure di migliaia di bigliettini con le preghiere di tutti i fedeli. Visita commovente e toccante è stata quella del memoriale dell’olocausto, dove abbiamo ripercorso la storia del nazismo e della deportazione degli ebrei con la visione di raccapriccianti filmati e testimonianze; ultima la sala delle luci dove nel buio totale, brillano infinite lucette che ricordano i numerosi bambini morti nell’olocausto nominati a ripetizione da una voce oscura, nel silenzio più totale che ci fa venire i brividi. Detta visita ci lascia tanta amarezza e tristezza e ci fa pensare di quanta cattiveria e odio può essere capace l’animo umano.
Lasciata Gerusalemme, solo dopo pochi chilometri, siamo già immersi nel paesaggio desertico, arido e affascinante, dove notiamo lunghe distese di palme da datteri, tende di beduini con i loro animali e piccole oasi di verde, quando all’improvviso ci compare il Mar Morto, punto più basso della superficie terrestre a quasi 500 m. sotto il livello del mare. La temperatura che ci accoglie alla discesa dal pullman è simile ad un forno acceso per la cottura del pane. Visitiamo allora il sito di Qumram dove son stati ritrovati, solo il secolo scorso, da giovani pastori beduini in cerca di una capretta sperduta, antichissimi manoscritti risalenti a oltre duemila anni fa, riportanti passi della bibbia.
Esausti dal grande caldo, eccoci diretti verso quello che sembrava un miraggio, dove in moderni stabilimenti balneari, dotati di ogni confort ci immergiamo nell’acqua salatissima i cui fanghi, rigenerano corpo e spirito. Si galleggia senza alcuno sforzo e già qualcuno avverte un miracolo di guarigione dai dolori.
Ripreso il nostro viaggio, ci dirigiamo dalla Giudea alla Galilea, per la visita di un’altra città significativa quale Nazaret, che sarà la nostra base di partenza per la seconda parte del pellegrinaggio. Da qui ci dirigiamo a quella che è la basilica dell’Annunciazione: bellissima struttura con facciata bianca con raffigurati i quattro evangelisti, la vergine, l’angelo Gabriele e le parole dell’Angelus Domini a caratteri cubitali. Questa è stata costruita nel punto esatto dove Maria ebbe l’apparizione dell’angelo; visibile la cripta, dove senza sosta vengono celebrate sante messe in tutte le lingue del mondo. Successivamente visitiamo Cana di Galilea dove alcune coppie del nostro gruppo hanno rinnovato le promesse matrimoniali con commozione e raccoglimento per la funzione inaspettata, ricevendo anche una pergamena in ricordo. Qui, ancora si conserva quella che si ritiene essere una delle sei giare utilizzate per contenere l’acqua da Gesù trasformata in vino. Visitiamo ancora Haifa, famosa per il suo bellissimo e importantissimo porto sul mar Mediterraneo, dove ammiriamo un favoloso panorama che ci illude di essere in una cartolina. Purtroppo siamo arrivati all’ultimo giorno di pellegrinaggio, quando il lago di Galilea fa da sfondo ai luoghi della vita pubblica di Gesù. Attorno a questo sorge la chiesa di Tabga teatro del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, compiuto da Gesù per sfamare una moltitudine di gente accorsa ad ascoltare le sue parabole.
Un momento forte è stato il rinnovo delle promesse battesimali, compiuto proprio dove Giovanni Battista battezzò Gesù. I resti della casa di S. Pietro, nelle vicinanze, circondano un sito archeologico ricchissimo purtroppo rovinato dalla costruzione di una modernissima cappella stile astronave. Da li a poco visitiamo la chiesa delle beatitudini, situata in un panorama mozzafiato con vista lago dove immaginiamo Gesù seduto a cerchio fra i suoi discepoli che, all’ombra di un grande albero, annuncia le otto beatitudini; per meglio immedesimarci, celebriamo la santa Messa all’aperto, accarezzati da una leggera brezza marina, che ci fa percepire la presenza di Dio. Per non perdere la coincidenza, arriviamo primi all’attracco del battello col quale attraversiamo il lago di cui si parla sovente nei vangeli. Anche noi riviviamo l’emozione dell’onda anomala che, nella quiete del lago, inspiegabilmente scuote il nostro battello. Nel ristorante adiacente il lago, gustiamo la bontà del pesce “san Pietro” cotto magistralmente e con sapore delicatissimo. Per concludere la nostra ultima serata, percorriamo a gran velocità una stretta salita ripida e scoscesa che ci porta finalmente al Tabor, monte della trasfigurazione di Gesù, dove con piacere troviamo una comunità di giovani italiani di padre Morittu che hanno un bazar di oggetti sacri e che curano un fioritissimo giardino che circonda la chiesa. Il nostro viaggio è ormai giunto al termine. Durante la strada del rientro, ci fermiamo al mare per ammirare un tratto dei 40 km di acquedotto romano perfettamente conservato e dove alle 9.30 i bagnanti rincasano per il gran caldo. Ne approfittiamo per ringraziare il nostro caro parroco padre Quintino che con i suoi profondi interventi in ogni sito visitato, ci ha fatto calare nella giusta atmosfera dei luoghi santi visitati. All’aeroporto subiamo approfonditi controlli, a noi che avevamo riempito le valigie di ricordini e souvenir! La stanchezza cala di colpo sopra di noi così come la malinconia del distacco da questa terra tanto ricca di emozioni e di spiritualità. In aereo ripercorriamo mentalmente le tappe del nostro viaggio, increduli di aver visitato tanti luoghi in così poco tempo. Già qualcuno, guardando le foto scattate, fa un primo resoconto del pellegrinaggio. Sicuri che le emozioni e i ricordi di questi giorni passati assieme rimarranno per sempre dentro di noi, ci salutiamo, da estranei che eravamo, con affetto, simpatia e dandoci presto appuntamento.

Alcuni pellegrini


Terra Santa, dove la Parola prende vita

È una proposta insolita per un giovane un viaggio in Terra Santa, non una classica meta turistica… ma … Terra Santa, la Terra di Gesù!
Partire o non partire? Dopo non poche incertezze, decidiamo di accettare l’invito, a lungo proposto da Zio Quintino, di unirci al gruppo e prendere l’aereo con destinazione Tel Aviv.
È il 9 Settembre 2010, una data che rimarrà a lungo impressa nella nostra mente e nei nostri cuori!
All’arrivo a Tel Aviv ci troviamo di fronte ad una realtà completamente diversa dalle nostre aspettative, una realtà moderna, un’Israele differente da quella presentata dai media.
All’arrivo a Gerusalemme, l’impressione immediata è quella di una città tranquilla, dove la gente comune cerca di vivere con normalità la vita quotidiana. Ma, addentrandoci, ci rendiamo conto della presenza di tante spaccature interne che sfociano in contrasti purtroppo assai frequenti.
Tanti sono i quartieri che abbiamo attraversato: arabi, islamici, ebraici, tutti diversi tra loro, ma legati da un denominatore comune: difendere le proprie credenze religiose e i principi della loro vita e fede.
Ogni tappa del viaggio è stata significativa, ognuna di esse ci ha trasmesso emozioni diverse, difficili da mettere su carta, emozioni che forse si possono capire solo vivendole in prima persona. Tra le tante tappe spiccano la visita alla Basilica della Natività e al Santo Sepolcro, dove le lunghe file per raggiungere i luoghi sono state, come dire, provvidenziali perché hanno permesso una preparazione al contatto con quel punto di cruciale importanza. Toccare con mano la stella dove è nato il Salvatore, baciare la pietra del luogo della sepoltura trasmettono sensazioni stupende, difficili da raccontare forse perché troppo intime.
Le giornate sono state “piene”, sono trascorse veloci e molte sono le sensazioni che si vuole cercare di imprimere il più possibile a lungo nella mente. Tutti i luoghi visitati hanno portato in noi una pace e serenità interiore tali che il peso della giornata e anche le file interminabili non erano più così gravose.
È stata un’esperienza spirituale di rilevante importanza, dove la Parola di Dio prende forma, un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita e non solo. Un viaggio che ci ha permesso anche di conoscere persone con cui condividere e confrontare sensazioni e pensieri, persone che incontri la prima volta ma è come se facessero da sempre parte della tua vita. Questo ha qualcosa di magico, forse è merito anche dell’aria che respiri, dell’atmosfera che ti circonda e che rende tutto meraviglioso e spontaneo… e anche questo è grazia!
Grazie Zio Quintino!!!

Domenico, Mauro, Patrizia, Andrea

Il nostro pellegrinaggio in terra santa Continua...

Pro amore e Deus siat tottu

I giovani del Movimento Giovanile dei Figli di Santa Maria Immacolata ringraziano tutta la comunità per il servizio che ha svolto a Dio servendo noi; infatti, pur non conoscendoci, vi siete offerti con le vostre fatiche, le vostre preoccupazioni, il vostro duro lavoro, le vostre preghiere, non per semplice accoglienza o amicizia ma per Amore a Dio Padre!
Questa è la grande Grazia che abbiamo ricevuto in questo pellegrinaggio: sperimentare la gratuità dell’Amore di Dio per gli uomini!
Vogliamo però provare a ringraziare un po’ tutti personalmente: Padre Quintino, che ci ha accolto come un dono di Dio per la comunità di Pozzomaggiore, Davide, Vincenzo, Cinzia, Liliana, Tony, e gli altri giovani per aver vissuto con noi i momenti di preghiera e fraternità in Cristo, le cuoche, che ci hanno dilettato col cibo, tutti coloro che ci hanno visto in strada e ci hanno offerto da mangiare, tutti quelli che hanno pregato, tutti quelli che hanno lavorato nel silenzio, tutti coloro che avrebbero voluto fare qualcosa ma non hanno potuto…
In questi giorni di pellegrinaggio abbiamo potuto conoscere e vivere la vita del pellegrino, con le sue difficoltà, le sue gioie e soprattutto le sue debolezze… ma in questo siamo stati edificati e non abbattuti, abbiamo vissuto con voi la Provvidenza di Dio che fa bene tutte le cose.
Le chiese che abbiamo visitato ci hanno meravigliato per la loro bellezza, e più di tutto ci ha rallegrato la cura con la quale le tenete perché ci ha portato a guardare con amore alle nostre vite che vanno costantemente alimentate da esperienze forti e concrete del Padre.
Grazie perché per noi questo pellegrinaggio è stato una di queste esperienze…
Ci siamo divertiti con i pipistrelli che son entrati in stanza, con i canti suonati un po’ con tutto, ma anche durante le lodi, le varie preghiere e la compieta notturna; insomma abbiamo vissuto con gioia e con piacere i momenti liturgici della Chiesa!
La storia della vostra fede, dalle chiese medievali e gotico catalane al bellissimo crocifisso Babbu Mannu, dalla persona di Edvige con la concretezza della sua vita cristiana che da testimonianza di Cristo Risorto fino a voi comunità, è testimonianza del passaggio del Signore a Pozzomaggiore che continua a operare in voi!
Vi ricorderemo nelle nostre preghiere, e vi chiediamo ancora una cosa: pregate per il movimento giovanile e i parroci della congregazione dei Figli di Santa Maria Immacolata, che per amore a Dio accompagnino ancora i giovani nel cammino della vita in vista della Vita Eterna.

A nos biere cun saludu!

Luisa Maria Giovanna Calaresu,
a nome del MG dei FSMI

Pro amore e Deus siat tottu Continua...

AAA Cercasi obrieri per san Cristoforo

Carissimi concittadini,
come voi sapete la prima domenica di Agosto si festeggia san Cristoforo e come ogni anno il nostro grande problema è trovare persone che con impegno e devozione vogliano pendere come obrieri la nostra bandiera. Sappiamo che anche altri comitati del nostro paese hanno il nostro stesso problema ma, credeteci, affrontare per diversi anni una festa in tre sole persone è difficilissimo per tutti gli impegni che comporta (questua, funerali, bandierine, addobbo chiesa e camion, pulizia chiesa, rinfreschi, pranzi, ecc.).
La nostra festa è arrivata alla quindicesima edizione, noi abbiamo fatto il possibile per renderla sempre presente, ma siamo arrivati purtroppo al punto che da soli e senza l’appoggio di collaboratori, e sopratutto obrieri, non si va da nessuna parte.
A malincuore, e con enorme dispiacere, abbiamo deciso che se non ci saranno obrieri o persone che voglio collaborare la festa e bandiera di san Cristoforo dovrà fermarsi.
Il Comitato confida nella nostra fede.
Non facciamo morire questa nostra e vostra festa.

Cordiali saluti,
il Comitato

AAA Cercasi obrieri per san Cristoforo Continua...

Pozzomaggiore e i suoi parroci

Si è concluso da pochi giorni l’anno sacerdotale che Benedetto XVI ha voluto sottolineare per vivere in pieno la gioia dei doni che lo Spirito ha dato e da alla chiesa di cristo e a tutta l’umanità.
Il santo Padre esorta ad essere veri testimoni del Vangelo fino al martirio ed invita alla preghiera e alla penitenza.
Il nostro Vescovo parla ai sacerdoti della Diocesi dicendo: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di un nuovo stile di vita nelle nostre comunità, occorre quindi rievangelizzare i vari ambienti di vita e contagiare della gioia del vangelo uomini e donne che camminino insieme con noi e invita i sacerdoti ad essere capaci di accogliere e di comunicare in una società così complessa, post-moderna, e con coloro che, non senza fatica, la abitano, comunità più missionarie e dinamiche, orientate non solo a continuare la tradizione, ma a cercare coloro che non hanno mai creduto, coloro che non frequentano o che si sono allontanati. Termina l’esortazione ai sacerdoti invocando la luce e la forza dello Spirito Santo per essere veri testimoni della Parola, della Gioia e dell’Amore del Cristo risorto”.
Anche la nostra comunità di Pozzomaggiore ha avuto numerosissime vocazioni sacerdotali che hanno accolto con pienezza la loro vocazione e si sono donati al servizio della Comunità ed ognuno, secondo i doni ricevuti, sono stati di stimolo e di aiuto per una formazione piena e completa per una vita salda nella fede. Per tutti l’esempio più grande è stata la fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa e agli insegnamenti del magistero. Per motivo di spazio mi fermo a mettere in risalto solamente e brevemente le figure dei parroci che io personalmente ho conosciuto e con i quali ho avuto la grazia di poter collaborare molto da vicino.
Incomincio con la figura più lontana nel tempo, quella di dott. Angelico Fadda che fu sacerdote e maestro di grande spiritualità, uomo di grande intelligenza e intraprendenza e ricco di iniziative sociali e scolastiche rivolte ai giovani, alle donne, senza dimenticare la formazione cristiana ed umana.
Sotto la sua guida Pozzomaggiore fu nella Diocesi il centro più importante dell’Azione Cattolica. Fu pioniere delle scuole medie che iniziò e portò avanti anche con tante difficoltà. Dottor Fadda fu un uomo e sacerdote autentico, pensatore ed educatore, uomo di grandi idee che ha contribuito molto alla crescita morale e sociale del paese.
Don Costanzo Puddu ne assunse l’eredità, ha continuato nell’opera dell’unità della Comunità, partecipando lui stesso attivamente ai vari gruppi presenti e coinvolgendosi nelle varie situazioni a volte anche personali e della comunità come pastore attento.
Uomo di preghiera, curava molto la liturgia, e aveva il dono della parola e rendeva le omelie semplici, ma profonde. Uomo vero e autentico. Ha dato un forte impulso alla realizzazione dei lavori per quanto riguarda l’aspetto storico e monumentale della Chiesa per renderla sempre più accogliente come casa di Dio; caratteristica questa anche di P. Quintino che ha voluto sistemare tutte le varie chiese del paese, renderle accoglienti e funzionali e aperte.
Arriviamo quindi ai nostri giorni con la presenza del nostro caro P. Quintino, il quale è qui presente nella nostra Comunità ormai da circa 15 anni.
Forse gli è toccato di lavorare nel periodo più difficile della nostra società da definirsi ormai post-cristiana.
Una società in cui la voce di Cristo e della sua Chiesa non viene più ascoltata,una società dove la Chiesa non è più vista come luce-guida della vita privata e comunitaria; una società anzi che cerca in tutti i modi di infangare e mettere in cattiva luce la Chiesa e i suoi Ministri. Una società dove non è più di moda l’associazionismo (una volta l’arma vincente della Chiesa), ma al contrario dove regna l’individualismo più esasperato, e la “fede fai da te”.
P. Quintino arrivato da Roma con tanto entusiasmo si è subito calato nella realtà della nostra comunità lavorando sempre assiduamente anche materialmente. E’ aperto ai problemi dei giovani che segue costantemente realizzando e organizzando per loro sempre cose nuove per coinvolgerli e aiutarli a crescere nel cammino umano e di fede. Attento alle tradizioni del paese, ma forte nel rispetto degli insegnamenti e orientamenti della Chiesa. Per cui ha cercato con fermezza di purificare certe feste ed eventi religiosi da incrostazioni e contraddizioni, mettendo in risalto l’aspetto religioso e spirituale. Cerca di cogliere tutte le realtà che interpellano il nostro paese vivendo l’esperienza del servizio insieme con la sua comunità con speranza, gioia e dolore; capace di cogliere da ognuno di noi germi di bene. Vuole essere pastore attento e premuroso senza distinzione alcuna in ascolto, in preghiera e in cammino con la sua comunità per scoprire ogni giorno il progetto di amore che Dio ha posto su ciascuno di noi.
Concludo ringraziando di vero cuore il Signore per il dono di questi tre parroci con i quali ho lavorato con tanta stima ed entusiasmo. Questi sacerdoti sono uniti da un unico scopo: quello di aiutare la popolazione a vivere autenticamente la propria fede cristiana in spirito di comunione e di servizio; in mezzo a tante difficoltà e incomprensioni, vivendo la loro missione con dedizione assoluta, voglia di creare una comunità vera e unita, e con tanta fede e speranza.

Lidia Alasia

Pozzomaggiore e i suoi parroci Continua...