L’inaugurazione del Sentiero Frassati della Sardegna

C’era anche un gruppo di giovani pozzomaggioresi, domenica 8 maggio, a percorrere il sentiero che dalla stazione sciistica del Bruncu Spina conduce a Punta La Marmora, per l’inaugurazione del Sentiero Frassati della Sardegna, iniziativa del Club Alpino Italiano che ha voluto dedicare al beato Pier Giorgio una serie di itinerari montani nelle diverse regioni italiane.
Sul tetto più alto della Sardegna, dedicato al biellese Alberto anche lui artefice dell’unità d’Italia, si sono ritrovati un migliaio di escursionisti provenienti anche dai versanti di Desulo, Arzana e Villagrande Strisaili, per dar vita ad un “Sentiero Stellare”.

Foto dell’escursione

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Chiamatemi Padre e sarò sempre felice

La visita del Vescovo

Già da quando ero ragazzo e poi anche da adulto, mi avevo posto la domanda del perché, sistematicamente o quasi tutti gli anni, i giorni 22-23-24 aprile, giorni dedicati ai festeggiamenti del nostro santo patrono san Giorgio, dal punto di vista meteorologico, erano più simili ad uggiose giornate invernali, con pioggia e vento forte, che a piacevoli e miti giornate primaverili. Allora la risposta che mi veniva subito in mente era che probabilmente ciò accadeva perché san Giorgio, nonostante le manifestazioni esteriori della festa, vedi cavalli, le bande, le bancarelle, ecc. non fosse contento dei pozzomaggioresi, per motivi a noi sconosciuti, che io pensavo fossero forse legati a motivi di ordine spirituale, come la mancanza di una sincera fede o perché i festeggiamenti in suo onore non fossero permeati di profonda religiosità, come si conviene per il santo patrono.
Quest’anno però, poiché la festa era stata posticipata al 30 aprile, a causa delle festività pasquali, ero quasi certo che il tempo sarebbe stato buono e propizio, sopratutto perché dovevamo accogliere tra noi il nostro nuovo vescovo, mons. Mauro Maria Morfino, che aveva accettato l’invito del nostro parroco padre Quintino, ad essere presente tra noi proprio in occasione della festa del nostro patrono. Invece sono state smentite le mie previsioni meteorologiche e abbiamo avuto ugualmente giornate grigie e piovose. Ciò però non ha influito minimamente sullo svolgimento religioso della festa. Infatti, puntuale secondo il calendario stabilito, alle ore 9,45 è arrivato il nostro vescovo. Sul sagrato di san Costantino era già presente un folto gruppo di fedeli che lo hanno accolto insieme al parroco, al Sindaco con alcuni amministratori comunali, alle bandiere religiose, alla confraternita della Santa Croce, e alle autorità militari. A tutti ha dispensato sorrisi e tanti “Grazie”. Non potevano mancare i cavalieri dell’ardia, festosamente vestiti.
Dopo i primi saluti di rito il sindaco Tonino Pischedda ha rivolto al vescovo il saluto di benvenuto a nome di tutta la cittadinanza, che con entusiasmo attendeva questo evento. Tra le altre cose lo ha informato che a Pozzomaggiore si venera in particolare la Santa Madre di Dio, con diversi appellativi, i cui simulacri si trovano in alcune nostre chiese; che il nostro paese ha dato i natali a tanti sacerdoti, fra cui qualcuno anche appartenente alla grande famiglia salesiana di don Bosco, ma sopratutto alla serva di Dio Edvige Carboni, per la quale si è in attesa della definizione della causa di beatificazione. Mi piace ricordare del discorso del Sindaco le seguenti parole: «Alla nostra guida spirituale chiediamo attenzione, condivisione dei nostri problemi, conforto per i nostri affanni, preghiere che noi sapremo ricambiare. Le chiediamo, Eccellenza, di essere il ponte che conduce alla terra promessa, sicura, ospitale, fertile, dispensatrice di speranza e di futuro per noi e i nostri figli. Chiediamo oltre le preghiere, azioni mirate a farci recuperare quei valori cristiani e di vita civile che la mancanza di lavoro, di coesione, sinergie di azione nella condivisione dei problemi, che erano un tempo la nostra prima qualità e che sembrano oggi scomparsi».
Ed inoltre la chiusa finale del saluto: «Le consegno virtualmente le chiavi del nostro comune, le usi per aprire i nostri cuori all’amore, alla pace, alla fratellanza, al progresso, al futuro, alla fede, per essere degnamente traghettati in Cristo. Grazie anche a quanto saprà fare per noi».
Subito dopo in corteo e a piedi è stata raggiunta la chiesa parrocchiale dove tutto era pronto per l’inizio della santa Messa “Maggiore” in onore del patrono san Giorgio. La celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo, è stata concelebrata da alcuni sacerdoti, quali don Niola, don Mario Piras, don Gianpiero Piras, padre Gianpaolo Pais e padre Quintino. Erano presenti oltre al coro parrocchiale, coi loro suggestivi canti, il Coro di Pozzomaggiore e il Cuncordu Planu de Murtas. Nei primi banchi sedevano giustamente le autorità civili e militari, dietro, ma moltissimi anche in piedi, una numerosa folla di fedeli. Ai lati della balaustra, all’ingresso del vescovo in chiesa, subito si sono posizionati due carabinieri in alta uniforme coi classici pennacchi colorati e sono stati lì immobili per tutta la durata della messa.
All’omelia padre Mauro Maria, così come ha detto che vuole esser chiamato, parafrasando una frase di Don Bosco “chiamatemi Padre e sarò sempre felice”, ha commentato i brani delle letture e del Vangelo, facendo alcuni accenni al martire san Giorgio, da lui definito “megalomartire”, cioè grande testimone della fede in Cristo, missionario tra i pagani, diventato quasi un raccordo, un ponte, tra la nascente Chiesa cristiana di oriente in Costantinopoli e quella di Roma.
Al termine della santa Messa, prima della benedizione, è stato il momento dei ringraziamenti. Sono saliti sull’altare l’obriere Antonello Angius e la consorte che ha, in un piccolo intervento, ringraziato il Vescovo della sua presenza, il parroco, i sacerdoti presenti per aver contribuito alla celebrazione eucaristica in onore del santo patrono. Quindi padre Quintino, a sua volta, ha ringraziato padre Mauro Maria per aver accolto l’invito a venire a Pozzomaggiore, invito fattogli quasi a bruciapelo prima ancora che fosse ordinato vescovo. Cosa che ha lasciato il Vescovo perplesso e indeciso sul momento, ma che poi ha accolto con piacere. Infine è intervenuto il mons. Mauro Maria per ringraziare innanzitutto per la folta rappresentanza di pozzomaggioresi alla sua ordinazione episcopale e per l’odierna partecipazione alla santa Messa da lui presieduta. Ha ringraziato il parroco, il Sindaco, l’amministrazione comunale e tutti i presenti dicendo: «Affido tutto quello che voi portate in cuore in questo momento al Signore; sia lui a compier questa opera che ha già iniziato in ciascuno di voi; la faccia crescere come persona umana, come persone capaci di relazionarsi serenamente, come persone che accolgono il criterio alto del vangelo come criterio di vita».
Subito dopo la solenne benedizione, l’assemblea si è sciolta ed è iniziata la processione del simulacro del Santo per le vie del paese.
Nonostante la sua visita sia stata così breve noi lo ringraziamo ugualmente perché la sua presenza ed il suo sorriso hanno lasciato una grande gioia nel nostro cuore ed una indescrivibile serenità interiore. Questo non lo dico solo per me, ma per tutte quelle persone che con umiltà e devozione lo hanno saputo accogliere tra noi. (n.m.)

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Anniversario della morte di Edvige Carboni

Ritorna l’annuale appuntamento con la commemorazione di Edvige Carboni, la stimmatizzata Serva di Dio nata a Pozzomaggiore (SS) il 2 maggio 1880.
Il 2011 sarà un anno giubilare per quanti ammirano la sua santa vita e non solo in tutte le parti dell’isola, ma anche in Italia e all’estero, da dove provengono sempre più richieste di biografie e immagini. Esattamente cento anni fa, la Serva di Dio ricevette le stimmate alle mani, ai piedi e al costato, un segno che la accomuna a tanti personaggi della mistica cattolica come san Pio da Pietrelcina, che aveva una grande venerazione per la figura di Edvige, tanto da consigliare ai suoi penitenti di ricorrere sempre a lei per qualche grazia particolare. La causa della Carboni è stata aperta a Roma nel 1971 e, tra il 1999 e il 2000, ha avuto un’ulteriore inchiesta sulle sue virtù e fama di santità. Nel maggio 2008 presso la Congregazione delle Cause dei Santi è stata presentata la cosiddetta Posizione, in attesa di esame da parte dei teologi prima e dei vescovi poi; è in fase di studio anche il miracolo utile per la beatificazione. Gli ultimi stimmatizzati proclamati beati dalla Chiesa in questi ultimi anni sono stati Padre Pio da Pietrelcina, la suora palestinese Mirjam Baouardy e le tedesche Anne Schaeffer e Suor Anna Caterina Emmerick, quest’ultima conosciuta soprattutto per le sue visioni che ricostruiscono nei dettagli la vita di Cristo, utilizzate dal regista americano Mel Gibson per il suo film The Passion e da molti archeologi per le loro ricerche in terra santa.
Edvige Carboni ricevette le stimmate il 14 luglio del 1911, un segno esteriore delle sue virtù evangeliche; se per la Chiesa non costituiscono una prova di santità, le stimmate sono però sempre qualcosa in più che Dio dona a chi alla santità aspira con tutto il proprio cuore e desidera conformarsi a Cristo Crocifisso.
Pozzomaggiore ricorderà questo avvenimento con delle particolari celebrazioni nel corso dell’intero anno, che culmineranno nel mese di luglio con tavole rotonde e convegni. Il primo appuntamento è comunque fissato, come tutti gli anni, al 17 febbraio, data della pia morte della Serva di Dio: nella chiesa parrocchiale di Pozzomaggiore verrà celebrata una santa Messa con meditazione da monsignor Ferdinando Càschili. Per l’occasione sarà aperta ai visitatori la casa della Serva di Dio: al mattino dalle ore 10.00 alle ore 12.00; al pomeriggio dalle ore 15.30 alle 16.45 ed immediatamente dopo la commemorazione. Altre Messe: ad Alghero presso la parrocchia di S. Maria Goretti, ore 17; a Sassari, zona Li Punti, presso la parrocchia di S. Pio X, ore 8.30 e a Calangianus, ore 17.30.

Ernesto Madau

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In ricordo del sacerdote don Pasqualino Masia

Lunedì 17 gennaio 2011, alle ore 22, dopo una forte crisi cardiaca, il Signore ha chiamato a sé l’anima del Sacerdote don Pasqualino Masia, figlio della nostra comunità Parrocchiale.
Era nato il giorno 15 ottobre 1922 da Salvatore Masia e Pasqua Bebbere. Sentendosi chiamare al sacerdozio, esternò il suo desiderio di entrare in Seminario al parroco dott. Angelico Fadda.
Compiuti gli studi ginnasiali ad Alghero, conseguì la maturità classica e il grado accademico della Licenza in Sacra Teologia presso il Seminario Maggiore Regionale di Cuglieri.
A Pozzomaggiore ricevette la tonsura il 2 agosto 1942; gli ordini minori tra il 1943 e il 1944, in pieno periodo bellico. Fu ordinato suddiacono il giorno dell’Assunta del 1944, diacono il 15 gennaio del 1945 ed infine presbitero il 12 agosto dello stesso anno, nella cattedrale di Alghero, con l’imposizione delle mani di Sua Ecc. Mons. Adolfo Ciuchini.
A Pozzomaggiore celebrò la sua prima Messa il 22 agosto 1945. Ebbe il suo primo incarico pastorale come vice parroco di Macomer il 1 di ottobre, sempre del 1945, dove rimase per tre anni, sino a che il Vescovo Ciuchini non lo trasferì a Bolotana, dove rimase sino al 30 settembre 1956. Con Bolla Vescovile datata 1 ottobre dello stesso anno, venne nominato parroco di Lei, per poi ritornare, nel 1962, nuovamente a Macomer nella parrocchia di nuova istituzione intitolata a San Francesco. Dal 1 settembre 1977 ebbe la nomina di parroco nella chiesa di San Paolo apostolo ad Alghero, dove svolse la sua attività pastorale sino al 2008, quando raggiunse la bella età di 86 anni. L’anno dopo la sua nomina ad Alghero, per l’esattezza il 13 gennaio 1978, Sua Santità Papa Paolo VI lo aveva nominato suo cappellano.
Don Pasqualino Masia è stato uno dei pochi sacerdoti pozzomaggioresi, se non l’unico, per quei tempi che cominciano ad essere un po’ lontani, a non aver affiancato il parroco di Pozzomaggiore dott. Angelico Fadda, “su Vicariu” per eccellenza, in quanto subito dopo la sua consacrazione sacerdotale, ubbidì al Vescovo che lo volle vice parroco dell’allora unica parrocchia che Macomer avesse, dedicata a San Pantaleo.
Dovunque è stato, don Pasqualino Masia ha largamente seminato la Parola di Dio con generosità e passione; per sincera chiamata divina, ha creduto in quanto ha fatto in oltre 55 anni di sacerdozio, lavorando nella vigna del Signore con totale disponibilità e discrezione, lasciando sempre traccia della sua signorilità. A testimoniarlo è stata la folla presente ai suoi funerali, svoltisi nella Cattedrale diocesana il pomeriggio di mercoledì 19 gennaio, dopo una veglia di preghiera. Tanti sono arrivati da Macomer, Bolotana e Lei; probabilmente quanti ricevettero da lui i primi sacramenti dell’iniziazione cristiana, ebbero benedette le nozze o fecero semplicemente esperienza della sua larga generosità cristiana, fatta non solo di parole.
A don Masia non è ovviamente mancato l’affetto e la preghiera di tanti suoi confratelli, i più giovani dei quali, da lui seguiti nei primi passi di vocazione o di sacerdozio, hanno voluto trasportare la bara sulle proprie spalle per la navata centrale della cattedrale di Santa Maria, fino al carro funebre che sostava nel piazzale. Né è mancato l’affetto e il ricordo del canonico don Piero Giglio, che ha voluto celebrare la Messa funebre, in quanto don Pasqualino è stato un suo carissimo amico; in effetti, durante l’Omelia, il canonico Giglio ha voluto sottolineare l’affetto e la stima che li legavano, volendo sempre essere presente a tutte le tappe vocazionali e pastorali dell’amico, dal seminario tridentino di Alghero sino alla presa di possesso della parrocchia di San Paolo.
Tutte le volte che lo incontravo a passeggio per le strade di Alghero, ci salutavamo e non mancavano mai le sue richieste di notizie su Pozzomaggiore; spesso il suo pensiero andava ai tempi passati, a dottor Fadda, che lo presentò al rettore del Seminario minore di Alghero, ancora ragazzetto, o si suoi parenti e amici che aveva lasciato nel suo paese di origine.
A noi, suoi compaesani, il dovere di ricordarlo al Signore nella preghiera, insieme ai tanti altri sacerdoti di Pozzomaggiore che riposano nel nostro cimitero o si trovano sepolti lontano. Giunga a tutti loro il nostro comune suffragio.

Ernesto Madau

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