Restauro nella Chiesa di San Giorgio

Nel mese di gennaio hanno avuto inizio i lavori di restauro della Chiesa di San Giorgio e del sagrato.
L’importo stanziato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il paesaggio è di 224.000 euro.
I lavori prevedono una manutenzione ordinaria di tutto l’esterno: sistemazione tetto, pulitura e saldatura delle gronde di rame, rimozione delle fonti di umidità in alcune cappelle, tinteggiatura di tutte le pareti della Chiesa; inoltre il rifacimento totale del selciato davanti alla Chiesa.
Questi lavori sono affidati all’impresa Agorà Costruzioni di Cagliari.
Mentre i lavori di consolidamento e sostituzione di eventuali pietre in cattivo stato, sono affidati a Iacopini Fabrizio di Firenze.
Ci si augura che i lavori possano concludersi prima dell’estate.

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La strada infinita

E’ così che potremmo intitolare il romanzo riguardante la realizzazione o meglio la rettifica della strada che dalla ss131 porta alla costa di Bosa.
Una storia che ha inizio migliaia di anni or sono, quando gli antichi romani, veri artisti nel tracciare e realizzare le vie di comunicazione, lasciate le loro navi, per arrivare da Bosa ai nostri territori, attraversata la valle del Temo e superato il ponte Enas anch’esso ponte romano, giungevano a Padria l’antica Gurulis Vetus con sole due ore di cavallo.
E così, passando per la vecchia e collaudata via andò avanti per secoli… i nonni dei nostri nonni ricevevano le merci dal porto di Bosa e la frutta dalla fertile valle del Temo e di contro inviavano formaggio, grano e quant’altro ai velieri che portavano la cultura e i nostri meravigliosi prodotti in tutto il mediterraneo.
Lo stesso mio nonno, mi raccontava nonna Pinna morta alla veneranda età di 99 anni, aveva aperto una via commerciale con la Francia dove vendeva il formaggio ed importava tessuti ed altri beni… poi… all’improvviso qualche mente eccelsa, decise che la strada più breve non era quella dritta verso il mare di circa 14 km ma una strada tortuosa che va verso l’interno attraversa vallate impossibili per raggiungere l’abitato di Suni e finalmente dopo 30 km di curve arriva a Bosa.
“Va bene che tutte le strade portano a Roma – direbbe l’antico e saggio romano che tracciò l’antica strada – ma li mortacci… an’ vedi questi… son tutti matti”.
Da allora, fino all’ultimo episodio del 7 febbraio scorso sulla 131, è stato un susseguirsi di sogni, speranza, progetti di valorosi ingegneri, studi di fattibilità, conferenze di servizi, consigli comunali aperti, promesse dei tanti politici prima delle elezioni, accordi programmatici e veti provinciali, ricatti e beghe di partito.
E nel frattempo gli abitanti del territorio che fanno…? Tutti coloro che si ritengono interessati e si arrabattano tanto con infinite discussioni, nei bar, o in pizzeria, decretando a detta di tutti che quella strada è l’unica ancora di salvezza per l’economia del nostro territorio, che per noi e per i nostri figli è la vera soluzione allo spopolamento degli ormai poveri paesi dell’interno che si isolano sempre più…, bene, che fanno i diretti interessati oltre a discutere animatamente nelle case e nei bar… !!…
…Il 7 febbraio sulla 131 a chiedere una strada per la salvezza del territorio c’erano una decina di sindaci, il parroco di Cossoine e quello di Pozzomaggiore, da Bosa nessuno… a parte un consigliere provinciale già sindaco di Bosa, un paio di consiglieri della Provincia di Sassari e due dalla Regione, una manipolo di appassionati che credono nel progetto della nuova-vecchia strada. Si e no 100-150 persone contando carabinieri, servizi d’ordine e pro loco. E gli altri? Dov’erano? Dov’erano tutti quelli che per anni hanno discusso talvolta attestandosi il merito di aver fatto di tutto per la realizzazione dell’opera facendone il proprio vessillo elettorale, e che nonostante l’autobus gratuito che li avrebbero portati sul posto mancavano… forse è stato il freddo o la pioggia e la grandine di quel giorno a trattenerli davanti al focolare… e molto strano, comunque, che l’indomani, domenica, chi doveva andare a caccia è andato comunque, nonostante la neve, e gli stadi si sono riempiti ugualmente di appassionati nonostante il freddo…
Tutto questo mi fa credere che la passione per due ore di svago suscitino più interesse del futuro dei nostri figli e della nostra trascorsa economia…
Spero vivamente che la prossima volta sulla 131, che sarà prestissimo, saremo migliaia di persone. E quando poi andremo a Cagliati a chiedere quello che è soltanto un nostro diritto che altri paesi come Villanova hanno, giustamente, già ottenuto, spero, quel giorno, che gli autobus siano pieni di uomini e donne, bambini e anziani, non tristemente vuoti come il 7 febbraio scorso. Intanto… l’antico e saggio romano continua a guardarci sornione e a non capire cosa stiamo aspettando a tornare sulla sua vecchia strada…

Mariano Cazzari
Assessore comunale al Turismo e alla Programmazione

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Dalla semplice ora di catechismo a una esperienza comunitaria in Oratorio

Esaminando il quadro della situazione dei nostri ragazzi, adolescenti e giovani, tutti ci rendiamo conto che qualcosa non va.
Nel nostro paese (grazie a Dio) il 99% dei ragazzi frequenta il catechismo fino al Sacramento della Cresima. Per cui, bene o male ha l’opportunità di crescere e approfondire non solo le nozioni della nostra fede cristiana, ma anche di sperimentare momenti forti e belli di fede vissuta in modo comunitario.
Ma ciò nonostante dobbiamo confessare che le cose proprio non vanno bene.
Nella vita di ognuno di noi, dalla fanciullezza all’età adulta, ci sono tanti blackout più o meno lunghi. Ossia momenti di buio totale in cui si verifica l’allontanamento dalla vita parrocchiale e dai sacramenti.
Questo blackout è più forte e lungo soprattutto dopo aver ricevuto il Sacramento della Cresima.
Davanti a questa realtà dobbiamo abbassare la testa e far finta che tutto va bene?
Il dramma è che le parrocchie utilizzano tantissime energie per portare avanti gli anni di catechismo per l’iniziazione cristiana ottenendone scarsissimi risultati sia dal punto di vista del progresso del cammino che da quello dei contenuti, perché anche i ragazzi che hanno avuto i catechisti più rigorosi sfornano ragazzi religiosamente ignoranti. Pertanto la questione non è da legare ai contenuti, nemmeno all’intensità del catechismo che si propone, e nemmeno ai metodi. Bensì a qualcosa di strutturale che possa avere maggior influsso nella vita sia dei ragazzi che delle stesse famiglie.
Credo sia giunto il momento (anche se purtroppo in grande ritardo, non però per colpa mia) di cambiare rotta.
La mia esperienza sacerdotale mi dice che le migliori parrocchie, le comunità più vive, la maggior presenza dei ragazzi e la loro migliore formazione, si sono verificate in quelle parrocchie dove c’era il “dono” di un Oratorio vivo ed efficace.
Per questo credo sia giunto anche per la nostra Comunità di Pozzomaggiore il momento di dedicare tutti i nostri sforzi fisici, mentali ed economici per la realizzazione, e non solo, ma anche per la funzionalità di un Oratorio Parrocchiale, dove tutte le forze (parrocchia, famiglie, giovani, adulti) dovranno convergere.
Ma qualcuno forse già si sta chiedendo: che cosa è questo Oratorio?!
Per spiegare tutto questo ho fatto già circolare dei fogli (chi non li avesse ricevuti può richiederli in Parrocchia); qui voglio solamente aggiungere qualche breve riflessione per completare le nostre cognizioni sull’Oratorio.
1) L’Oratorio è una scelta di fondo; è parte integrante della parrocchia:
– è casa che accoglie
– è Parrocchia che evangelizza
– è scuola che avvia alla vita
– è cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria
– è un “ponte” tra la strada e la Chiesa.
2) Inoltre l’Oratorio punta sul gruppo e sull’associazionismo.
L’Oratorio accoglie e anima altri gruppi e associazioni (A.C.R., Scout, ludoteca, ecc) di chiaro indirizzo educativo, disponibili ad inserirsi nella comunità più ampia e a collaborare alla crescita della Comunità.
3) Tutta la Comunità Parrocchiale deve sentirsi impegnata nel suo insieme ad animare e promuovere l’Oratorio, con il coinvolgimento di tutti: famiglie, genitori, figli, adulti, giovani e ragazzi.
Sono convinto che se riusciamo a realizzare e portare avanti l’Oratorio, avremo a breve una gioventù meno vuota, più motivata e responsabile del proprio futuro e di quello degli altri.

P. Quintino

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Recupero anni scolastici e … non solo!

Al Liceo Scientifico di Pozzomaggiore sono aperte le iscrizioni al corso serale, per la classe prima, per tutti coloro i quali desiderano recuperare anni di studio mancanti al conseguimento di un tutolo di studio oppure, semplicemente, approfondire la propria cultura visto che il sapere non ha età.
E’, questa, un’ottima iniziativa per la nostra comunità che è bene non sottovalutare giacché permette a chiunque di frequentare i corsi di studio desiderati senza doversi allontanare dal luogo di residenza, in orari pomeridiani comodissimi e, praticamente, a costo zero.
Per informazioni rivolgersi al personale scolastico: Via Popolo n° 55, telefono 079 801390.

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