La sera del 14 settembre u.s. zio Peppino Deriu, classe 1925, decano della confraternita, dopo la Santa Messa dell’Esaltazione della Croce, durante il trattenimento di rito, tra uno spizzicare e l’altro, ci raccontava dei suoi ricordi da ragazzino a proposito di quei servizi funebri che una volta venivano demandati ad alcuni confratelli, quasi sicuramente della Santa Croce, “in tandem” col sacerdote o più sacerdoti (il loro numero dipendeva dalle possibilità economiche del defunto). Durante l’accompagnamento del feretro (“cun sas istangas” e “sas fascias nieddas”) fino al cimitero, erano previste due o tre pause (per riposo con l’uso di un tavolino). La remunerazione corrisposta a ciascuno dei confratelli era in genere di “duos soddos e una ‘esina”, vale a dire “mesa pezza” (il quarto di un franco). I portatori, solitamente quattro, adempiuto il dovere delle meste onoranze, rientravano in parrocchia per deporre, oltre gli attrezzi, le tuniche e i cordoni di color bianco: uniformi pronte all’uso per la prossima occasione. (altro…)
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