A te Carlo, indimenticabile amico di tutti

Ja est bennida s’ora chi cantat sa die
Su pessamentu mi piccat e isporat su coro
Ma si podìa bolare no fit bastada sa forza ‘e su bentu
Che un’astore chi bolat in artu
Ch’aio sichiu in chelu s’anzelu meu
(Tonino Puddu)

Sono i commoventi versi scritti dall’indimenticabile Tonino Puddu, della canzone “Su bolu ‘e s’astore” cantata dal Coro di Pozzomaggiore mentre il feretro di Carletto lasciava la Chiesa di San Giorgio fra due ali di folla toccata dalla immane tragedia che ha colpito tutto il paese. (altro…)

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La Confraternita

La sera del 14 settembre u.s. zio Peppino Deriu, classe 1925, decano della confraternita, dopo la Santa Messa dell’Esaltazione della Croce, durante il trattenimento di rito, tra uno spizzicare e l’altro, ci raccontava dei suoi ricordi da ragazzino a proposito di quei servizi funebri che una volta venivano demandati ad alcuni confratelli, quasi sicuramente della Santa Croce, “in tandem” col sacerdote o più sacerdoti (il loro numero dipendeva dalle possibilità economiche del defunto). Durante l’accompagnamento del feretro (“cun sas istangas” e “sas fascias nieddas”) fino al cimitero, erano previste due o tre pause (per riposo con l’uso di un tavolino). La remunerazione corrisposta a ciascuno dei confratelli era in genere di “duos soddos e una ‘esina”, vale a dire “mesa pezza” (il quarto di un franco). I portatori, solitamente quattro, adempiuto il dovere delle meste onoranze, rientravano in parrocchia per deporre, oltre gli attrezzi, le tuniche e i cordoni di color bianco: uniformi pronte all’uso per la prossima occasione. (altro…)

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