Da diversi mesi e da diverse parti mi si chiede a che punto sia giunta la causa della nostra Serva di Dio Edvige Carboni. Ma mi è stata fatta pure un’altra domanda: se Papa Francesco desidera che le cause di canonizzazione siano economicamente sorrette dallo stesso Stato del Vaticano, perché la causa della Carboni sembra costare tanto?
Inizio col dare una risposta alla prima domanda. Il 10 ottobre 2013, presso la Congregazione delle Cause dei Santi si tenne il congresso peculiare dei teologi con all’ordine del giorno anche la Causa Carboni. I risultati non furono quelli sperati, in quanto il Promotore della fede e qualche teologo rimanevano perplessi su certa fenomenologia mistica e l’attendibilità sulla materia da parte di due testi in particolare, entrambe sarde, ma vissute nella capitale per diverso tempo. Fui chiamato a Roma dal Postulatore ed insieme ad Antonio Carboni fummo ricevuti da Promotore stesso che spiegò le sue obiezioni e che, per prudenza, non potemmo confutare più di tanto, anche perché ci veniva assicurato che, nello spazio di pochi mesi, avrebbe rivisto, studiato e risolto il problema. Fra le obiezioni del Promotore della Fede anche lo studio di un sacerdote antropologo non completamente positivo – l’unico – sulla nostra Serva di Dio, ma decisamente tendenzioso e prevenuto. Passavano i mesi e, nonostante le sollecitazioni sia nostre che del postulatore Ambrosi, non sopraggiungeva alcuna novità né ripresa dei lavori. Così, nel luglio 2014, con l’appoggio del nostro Vescovo Mons. Mauro Maria Morfino, ottenemmo udienza presso il Sostituto alla Segreteria di Stato S. Ecc. Rev.ma Mons. Angelo Becciu. Oltre me, furono presenti don Quintino Manca ed il Provinciale dei Pp. Passionisti padre Fiorenzo Bordo, in pratica tutti gli attori della Causa. A Mons. Angelo Becciu – che fu cordialissimo – illustrammo l’intero problema, manifestandogli il nostro dispiacere nel vedere il trattamento riservato alla nostra Causa rispetto ad altre e chiedendogli un suo personale intervento presso la Congregazione delle Cause dei Santi. L’incontro fu provvidenziale: nello spazio di tre mesi lo stesso Sostituto ci assicurò per lettera di aver già preso contatto col Dicastero competente ed il nostro postulatore, l’ avvocato Andrea Ambrosi, dopo una convocazione presso la Congregazione delle Cause dei Santi, ci comunicò che il congresso dei teologi aveva deciso di riprendere in mano i lavori.
Si dispose di affidare ad un relatore, ad uno psicologo e ad un teologo di spiritualità dell’Università Pontificia Gregoriana o Salesiana la rilettura e il riesame degli scritti della Carboni e le deposizioni di due testi. Il postulatore Ambrosi, nello spazio di breve tempo, riuscì a trovare e a far nominare i tre studiosi che hanno avviato i loro lavori lo scorso mese di gennaio. Il loro compito dovrebbe protrarsi fino a maggio 2015. Il relatore è stato individuato in padre Vincenzo Criscuolo, dei Cappuccini, attuale relatore generale della stessa Congregazione Vaticana. Come attori della Causa abbiamo quindi provveduto a spedire al postulatore ogni tipo di materiale utile ai tre studiosi: tre lettere inedite della Serva di Dio, uno studio di padre Adolfo Lippi, una mia confutazione allo studio non del tutto positivo su citato, i profili psicologici delle due testi rilasciate da chi le conobbe abbastanza bene.
La causa dunque, anche se lentamente, va avanti. Vi posso assicurare che è una via Crucis anche per me che, col Movimento Parrocchiale, la seguo dal 1988. Sono certissimo che tante difficoltà, pur se ci stanno creando più spese del previsto, metteranno maggiormente in luce la grandezza e la santità della nostra Serva di Dio. Vi invito caldamente a pregare il Signore perché si affretti il giorno in cui le sue virtù siano riconosciute eroiche ed il presunto miracolo già scelto per la sua Beatificazione, sia riconosciuto autentico dall’intera Consulta Medica Vaticana, due periti della quale si sono già espressi favorevolmente.
Per quanto riguarda invece la seconda domanda che diversi mi hanno posto, probabilmente meravigliati dei tempi lunghi della Causa, ecco la mia risposta. Il Papa ha sì detto questo, ma voleva riferirsi esplicitamente alle cause prive di sostegni economici da parte dei devoti e degli stessi attori, ossia di quanti hanno avviato e promosso la causa che, per svariati motivi, l’hanno poi trascurata o abbandonata. Tempo prima Papa Francesco, anche a seguito delle legislazioni intervenute nella maggior parte dei paesi europei e anche in altre aree del mondo in materia di “antiriciclaggio di denaro”, aveva disposto che la Congregazione delle Cause dei Santi, da parte di ogni Postulatore sparso nel mondo cattolico, avesse una rendicontazione di ogni Causa loro affidata, sia nella parte riguardante le entrate, relativa quindi agli Attori della Causa, sia nella parte riguardante le uscite, di competenza degli stessi Postulatori. Il Vaticano deve conoscere, con trasparenza, la provenienza dei fondi raccolti per ciascuna causa di beatificazione nel mondo e dei costi sostenuti da parte dei Postulatori. Lo scorso anno, vista la novità, tale lavoro è stato fatto per il periodo 20 agosto 2008 – dicembre 2013. A breve si farà per l’intero anno 2014, durante il quale non abbiamo però spedito a Roma alcuna cifra; cosa che è però stata fatta lo scorso mese di gennaio, grazie alle offerte ricevute, alla raccolta della pesca di beneficenza e la rivendita dei dolci del luglio 2014. A Pozzomaggiore abbiamo comunque il nostro conto corrente postale n. 1005778186 intestato alla “Parrocchia S. Giorgio M. Pro Causa S.d.D. Edvige Carboni”, dove depositiamo le offerte provenienti dagli ammiratori della santa vita della Carboni. A questo proposito, grazie per quanti continuano a farlo. Le spese da affrontare in futuro non saranno poche.
La causa della nostra Serva di Dio, registrata presso lo IOR al n.44992001, ha attualmente all’attivo € 3.800. Purtroppo le lungaggini, gli intoppi, i congressi, i problemi, i nuovi studi hanno fatto abbassare la somma depositata che, nel 2012, aveva raggiunto i 10.000 €.
La causa della Carboni non è come le altre, perché: è da noi attori costantemente seguita e sorretta economicamente, ma è, purtroppo, anche complessa. Noi attori, assumendoci questo incarico, ci siamo assunti anche l’incarico morale ed economico di portarla avanti. Il Vaticano non può farsi economicamente carico – come qualcuno pensa – di tutte le cause, che oggi superano le 3000 unità. Rischierebbe un piccolo fallimento! Le spese vive, ovvero i diritti della Santa Sede, di un processo di beatificazione si aggirano intorno ai 20.000 €; ma a queste bisogna sommare tutto ciò che riguarda le ricerche, l’elaborazione della Positio, il lavoro del Postulatore e di altri esperti (psicologi, psichiatri, medici, teologi) e ricercatori eventualmente coinvolti e la stampa dei volumi allestiti per le cerimonie. Che dire poi della ricognizione canonica della salma di un Servo di Dio, con tanto di Tribunale ecclesiastico, di notaio, di ufficiale sanitario, operai, fotografo e spese burocratiche! Per la causa del Beato Antonio Rosmini, sacerdote, filosofo, amico di Alessandro Manzoni, si arrivò alla scandalosa cifra di 750.000 €. Come far conoscere un Servo di Dio se non a mezzo di pubblicazioni, immagini, studi, dvd che vanno economicamente sorrette esclusivamente dagli attori che tengono alla Causa e alla conoscenza del Servo di Dio per la cui Beatificazione si battono? Chi dovrebbe pagare i tre studiosi di questa terza fase del processo – che nessuno immaginava potesse esserci – della nostra Edvige Carboni se non noi? Gli esiti dei loro lavori dovranno essere anche dati alle stampe.
Il Papa desidera che tutte le cause procedano; se qualcuna rimane indietro, per lo più per trascuratezza degli attori, è allora che la Congregazione delle Cause dei Santi, nei limiti del possibile, dovrà economicamente intervenire. C’è solo da chiedersi quando simili cause raggiungeranno il loro traguardo!
Non è neppure vero che il Papa esiga che le Ss. Messe e l’amministrazione dei Sacramenti siano celebrati senza alcuna donazione da parte di chi li richiede. E’ errato ricorrere ad un tariffario e se qualche parroco lo ha fatto è solo perché si sarà trovato subissato da spese non più in grado di affrontare. Ma il tariffario non esiste ormai più da nessuna parte; esiste invece chi pretende che il sacerdote non abbia diritto neppure ad un’offerta. E’ semplicemente assurdo. Ognuno è libero di dare quanto in coscienza si sente di poter fare, perché nessun sacerdote protesterà. Ma, in un’epoca, in cui “si spende danaro per comprare ciò che non è pane” (Is. 55,2), non sovvenire alle necessità della Chiesa secondo le leggi e le usanze è una grave mancanza.
Ernesto Madau