Anche a Pozzomaggiore, come già è accaduto in moltissime parti d’Italia, un gruppo di genitori degli alunni della scuola dell’infanzia e primaria, in collaborazione con alcuni insegnanti degli stessi plessi, ha dato vita a un comitato allo scopo di confrontarsi e richiamare l’interesse di quante più persone possibili circa i cambiamenti cui andrà incontro la scuola pubblica a seguito dell’approvazione della legge nota come “riforma Gelmini”.
La costituzione del comitato nasce, in primo luogo, dalla necessità di approfondire i reali contenuti della riforma: abbiamo, infatti, notato che, benché quasi quotidianamente i media nazionali affrontino questo problema, raccogliendo l’opinione dei favorevoli e contrari, solo occasionalmente la discussione va al di là dei proclami e si spinge ad analizzare la legge nei suoi reali contenuti, così che, ancora oggi, è possibile registrare sul tema una grande confusione.
L’esempio più eclatante è quello relativo all’introduzione, a partire dall’anno scolastico 2009/2010 e, presumibilmente, dalle prime classi, del maestro unico e agli effetti che detta introduzione produrrà sul modello di scuola incentrato sul tempo pieno, ossia sul modello didattico utilizzato dalla nostra scuola e articolato su 40 ore settimanali di insegnamento affidato a due insegnanti, ognuno dei quali con proprie specifiche competenze didattiche.
Da quando il decreto Gelmini è stato approvato il Ministro continua a ripetere che il tempo pieno “non verrà toccato”; ci chiediamo tuttavia come ciò sarà possibile, visto che l’art. 4 del decreto recita testualmente che “le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un UNICO INSEGNANTE e funzionanti con orario di 24 ore settimanali” e che lo schema programmatico del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca aggiunge ” nella scuola dell’infanzia l’orario obbligatorio delle attività educative … si svolge solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione” mentre “nella scuola primaria va privilegiata l’attivazione di classi affidate ad un unico docente e funzionanti per un orario di 24 ore settimanali”.
Il regolamento sopra richiamato, prevede, è vero, la possibilità di una “più ampia articolazione del tempo scuola”, subordinandola, però non solo alla domanda delle famiglie ma anche alle “dotazioni organiche assegnate alla scuola”; in ogni caso è lecito chiedersi cosa si intenda con tale più ampia articolazione, visto che l’insegnamento delle discipline saranno comunque affidato ad un unico insegnante e relegato alle 24 ore settimanali. E’ il ritorno del vecchio e generico dopo scuola? In che modo verrà articolato? A chi saranno affidati gli alunni? Chi, in concreto, sosterrà il costo di tali ore aggiuntive rispetto al modello di 24 ore settimanali privilegiato dalla legge?
Ad oggi non sono state fornite idonee risposte a queste domande.
A noi sembra che la riduzione generalizzata del tempo scuola, il superamento del sistema del tempo pieno così come è stato utilizzato in questi anni e le altre scelte effettuate con la riforma Gelmini ( aumento degli alunni per classe, eliminazione delle compresenze, insegnamento della lingua straniera affidato non più a docenti specializzati ma allo stesso insegnante di classe, formato con la frequenza di un corso di 150/200 ore (!!) e la riqualificazione della scuola dell’infanzia, con gli anticipi in ingresso a due anni e mezzo e addirittura a due anni nelle aree montane, senza alcuna previsione di utilizzo di personale specializzato per tale fascia di età), si concretizzerà, di fatto, in una diminuzione non solo quantitativa ma anche qualitativa dei tempi e delle risorse dedicati alla formazione ed educazione dei bambini, e sia il frutto non di esigenze pedagogiche ed educative (tanto è vero che si è arrivati alla legge senza sentire il parere di chi, insegnante, pedagogo, educatore opera nella scuola) ma solo ed esclusivamente di esigenze di carattere economico e finanziario.
A sostegno di questo ricordiamo che, a seguito della riforma, verranno tagliati, secondo le stime del Ministero dell’Istruzione, ben 87.000 posti di lavoro tra gli insegnanti e 44.500 fra il personale A.T.A. e che i fondi destinati all’Istruzione verranno decurtati, come stabilito nella Legge Finanziaria, di una somma pari a 8 miliardi di euro.
Forse, in un’epoca di crisi economica internazionale, si pensa che la nostra società non possa permettersi di continuare a spendere per la scuola; crediamo invece che sia necessario chiedersi se possiamo permetterci di tagliare sulla cultura, la formazione e l’educazione, se possiamo permetterci di non investire sulla preparazione dei bambini che certo non sono gli stessi di quarant’anni fa né con riferimento alla problematiche quotidiane, né con riferimento alle sfide che li attendono.
Per queste ragioni invitiamo tutti i genitori, in quanto tali e in quanto cittadini, a prendere consapevolezza della direzione che sta prendendo la nostra scuola e a mobilitarsi contro una riforma che ci riporta indietro e non tutela le esigenze formative ed educative dei nostri figli.
Il comitato dei genitori di Pozzomaggiore contro la riforma Gelmini
NdR. Pubblichiamo il presente articolo in spirito di servizio ma non vogliamo essere di parte.