Il 26 novembre 2005 segna il decimo anniversario della mia presenza come parroco in questa nuova comunità. Dieci anni non sono tanti ma neppure pochi se li guardiamo con gli occhi del servizio, perché tale è la missione del Sacerdote: un servizio prestato alla Comunità per amore di Cristo e della sua Chiesa.
Non è facile tradurre in poche righe un’esperienza decennale, si rischia di non essere completi ed esaustivi. Comunque ci provo. Alle difficoltà iniziali, dovute soprattutto a un trasferimento da un ambiente molto diverso per tantissimi motivi quale è quello di Roma, sono succeduti anni più belli e più tranquilli.
L’idea guida della mia azione pastorale è stata sempre la parrocchia è una famiglia, dove tutti possono trovare un posto e un ruolo e respirare un buon “clima”. Ho notato infatti una buona partecipazione laicale soprattutto in occasione delle feste e non solo… Ho visto migliorare sempre più il senso della Chiesa che si incarna nella nostra realtà, e una crescita nella condivisione, anche nelle più piccole cose.
Mi affascina il clima di serenità e di collaborazione esistente. Sono felice del rapporto di fraternità che esiste tra le diverse realtà presenti in parrocchia. La nostra parrocchia è una comunità vivace, eterogenea ma unita dal comune filo conduttore: Gesù.
Ho cercato soprattutto di privilegiare l’Eucaristia celebrata in bellezza e sforzandoci di parteciparla. Credo che abbiate accolto con gioia e condiviso con me un certo rapporto epistolare. In questi dieci anni ci siamo dati voce col foglio parrocchiale Comunità, sempre puntuale grazie anche alla validissima collaborazione di alcuni di voi, soprattutto di quella “scrupolosa” di Davide.
Un’altra chiave di lettura della nostra comunità è l’attenzione alle nuove generazioni (ragazzi, giovanissimi e giovani) attraverso il servizio della catechesi settimanale, dell’associazionismo ACR, e attività varie.
Il parroco non è chiamato a fare il costruttore edile ma a realizzare e ad aggiornare quanto serve per il bene della Comunità e per la buona accoglienza di essa (anche le strutture). E’ per questo che non mi sono risparmiato per sistemare e restaurare le varie Chiese, la casa del parroco e i locali parrocchiali (vedi S. Croce).
Una Comunità evangelicamente impegnata deve sentirsi aperta e attenta alle povertà tradizionali e alle “nuove povertà”: per questo abbiamo dato un grande impulso al problema missionario collaborando in modo particolare con le Missioni OMD in India, e quì in paese abbiamo dato inizio (ormai sono sei anni) alla “mensa comunitaria” per le persone sole, che sistematicamente ogni giovedì stiamo portando avanti. Tutto questo, grazie prima di tutto al Signore che ci guida e ci mette nel cuore tanto entusiasmo; ma grazie anche ai tanti e validi operatori pastorali nei diversi ambiti (catechesi, liturgia, carità). Grazie, cari collaboratori, per tutto quello che fate. Ma allora la nostra comunità è “un’isola felice”? No! Nonostante tante note positive, non dobbiamo dimenticare i tanti che, per diversi motivi, non si sentono dentro questa “bella avventura”, che vivono ai margini di questa Chiesa. Vorrei che provassero una santa e salutare nostalgia. Costoro ricordino che la comunità li attende per fare insieme una strepitosa esperienza. Troviamo il molto che ci unisce e abbandoniamo il poco che ci divide. Siamo una comunità di Santi e di peccatori allo stesso tempo, come ci insegna il Concilio vaticano II.
A conclusione di questi 10 anni di permanenza in questa Comunità parrocchiale ho voluto realizzare un’opera che mi sembra importante per vari motivi: creare un “Centro Mariano” in Santa Maria, che possa essere un luogo di pace interiore per tutti, e magari un domani anche un “centro giovanile” dove i ragazzi possono ispirarsi a Maria nella loro crescita umana e spirituale. Per adesso ci fermiamo alla realizzazione del “Centro Mariano”. E’ stato un investimento economico non indifferente, circa 40.000 euro complessivi, coperto in parte da offerte (2.500 euro Pasqualino Piu per la statua della Madonna, 2.500 euro altre offerte), 30.000 euro è stato un dono mio personale, frutto dei miei risparmi e il resto, 5.000 euro, ancora da saldare.
La Madonna nella mia vita ha avuto un ruolo molto importante (forse perché sono nato nel mese di maggio) e ho desiderato realizzare questa opera, con l’auspicio che piano piano possa diventare veramente un “oasi di pace” all’ombra di Maria (nostra bussola) e che tutta la Comunità di Pozzomaggiore capisca l’importanza della presenza di Maria nella propria vita.
Aiutiamoci per dire tutti i giorni: siamo felici di essere insieme, di fare Chiesa.
Con l’augurio che la Comunità possa crescere sempre di più nella consapevolezza di essere “famiglia” in Cristo, vi saluto fraternamente e vi ringrazio di vero cuore della vostra stima, della vostra collaborazione e delle vostre preghiere (e perché no… anche della vostra pazienza!).
P. Quintino