Ma chi l’ha detto che i sardi sono sedentari e non amano viaggiare? Beh, noi pozzomaggioresi, grazie alle opportunità offerte dall’Amministrazione comunale e dal parroco padre Quintino, di viaggi, intesi come vacanze, ne faremmo anche due all’anno, se gli acciacchi e gli impegni familiari ce lo consentissero. Così un mese fa circa, per non smentirsi, una quarantina di ultra sessantenni diversamente giovani, una bella vacanza seppur breve, se la sono permessa.
La sera del 29 aprile scorso, guidati da un intrepido e imprevedibile “tour operator”, qual’è Padre Quintino, ci siamo avviati, pimpanti e chiassosi come una scolaresca in gita scolastica, verso “il Continente”, per nulla scoraggiati dal tempo che non prometteva nulla di buono.
Dopo una tranquilla notte sulla nave che ci ha cullato per dodici ore, siamo stati accolti da una Genova imbronciata, sotto una coltre piovigginosa che ci ha accompagnato incessante per i due giorni successivi. Per niente scoraggiati dalla pioggia abbiamo proseguito il nostro viaggio a bordo di un comodo autobus guidato dal prudente e paziente Costantino Mannu, “arrampicandoci” per le colline dell’entroterra ligure, fra cascine e borghi immersi nei boschi di castagni. Ci ha sorpreso non poco la Liguria con tutto il suo verde!
E abbiamo notato con soddisfazione come la Natura abbia avuto la meglio sull’aggressione dei frequenti attacchi incendiari che colpiscono quella Regione. Superate le colline liguri, ci siamo immersi in un paesaggio agrario del tutto inusuale per noi che viviamo circondati da campagne brulle. Si è aperta improvvisamente davanti ai nostri occhi una vasta distesa di campi pianeggianti intensamente coltivati. Un’immensa scacchiera di colture di mais e risaie inondate, punteggiata da cascine e pioppeti.
Dopo circa due ore ci siamo trovati ai piedi delle Alpi con le loro cime più alte ancora innevate e davanti ai nostri occhi la meraviglia del lago Maggiore. Sapevamo di recarci in uno dei luoghi più belli e visitati d’Italia, ma non ci aspettavamo tanta bellezza, sia naturale che architettonica.
E bravo Padre Quintino! Non è stata sicuramente casuale la scelta del Lago Maggiore in primavera. Perché è proprio questa la stagione che ci permette di ammirare in tutto il suo splendore la ricca e variopinta fioritura di azalee e rododendri che in quell’ambiente trovano il loro habitat naturale. Alla straordinaria meraviglia dei boschi naturali si aggiunge in quei luoghi l’incanto dei colori smaglianti dei giardini che circondano le numerose ville. Non esageriamo se affermiamo che in quei luoghi tutto appare bello e straordinariamente curato nonostante le numerose cave di pietra che a tratti sfregiano le montagne.
Abbiamo alloggiato nel ridente paesino di Mergozzo, che si affaccia sull’omonimo laghetto (un tempo era un’ansa del Lago Maggiore). Quella manciata di casette colorate e di villette con giardini curatissimi non poteva non impressionare piacevolmente persone come noi che provengono da un paese in cui il colore dominante è il grigio.
Durante il primo giorno della nostra vacanza abbiamo trotterellato sotto la pioggia per le vie di Orta confondendoci con le numerose comitive di turisti tedeschi indifferenti alle intemperie. Con un comodo battello abbiamo poi raggiunto l’isola di San Giulio che conserva un’affascinante chiesetta ricca di affreschi medievali ed un convento di monache.
L’indomani abbiamo attraversato la città di Biella, che ci ha sorpreso non poco per la straordinaria cura dei giardini sia pubblici che privati. Lasciata Biella ci siamo “inerpicati” su per i monti che circondano quella città e dopo avere attraversato fitti boschi abbiamo raggiunto il santuario di Oropa, un complesso architettonico monumentale tra i più maestosi d’Italia, da secoli meta di pellegrinaggi ed oggi anche di numerosi turisti. Sul posto siamo stati raggiunti anche da alcuni compaesani che da tempo risiedono in quei luoghi e che hanno voluto salutare il nostro arrivo con commovente affetto.
Uno di loro, Battista Saiu, affezionato, nostalgico pozzomaggiorese, oltre a farci dono di alcune pubblicazioni, ci ha affettuosamente accompagnato per le vie di Biella durante il pomeriggio, descrivendoci con dovizia di particolari un borgo medievale situato alla periferia di quella città, nonché il signorile palazzo dei La Marmora, antica e nobile famiglia del luogo che ha dato i natali a quel famoso Alberto che, costretto nella prima metà dell’ottocento, all’esilio in Sardegna da parte dei Savoia, esplorò e studiò la nostra Isola sotto l’aspetto geominerario ed archeologico.
Al terzo giorno del nostro soggiorno sul lago Maggiore, visto che dovevamo recarci in visita alle tre isole Borromee, il tempo ha avuto pietà di noi regalandoci uno splendido sole che ci ha accompagnato clemente durante tutta la giornata.
Le visite all’isola Bella, all’isola Madre ed all’isola dei Pescatori sono state per noi una vera e propria “full immersion” nella Bellezza, quella dell’Arte e della Natura. Abbiamo ancora negli occhi l’eleganza architettonica del palazzo aristocratico dell’isola Bella con il suo giardino, cosiddetto all’italiana, dove degli splendidi pavoni bianchi hanno approfittato del nostro interesse per “pavoneggiarsi”; la lussureggiante ed elegante vegetazione del giardino botanico dell’isola Madre ed il ridente borgo dell’isola dei Pescatori, unica abitata delle tre isolette.
Ci siamo emozionati non poco quando il terzo giorno abbiamo attraversato la Val d’Ossola con il cosiddetto “trenino centovalli”. E’ stata una gita fantastica fra paesaggi montani che conservano ancora antichi casolari in pietra coi tetti in ardesia. Abbiamo ammirato piccoli borghi vecchi e nuovi, valli e gole rocciose, torrenti impetuosi, fino a Locarno, dopo aver fatto sosta nel paesino di Re che vanta una piccola antica chiesetta medievale racchiusa all’interno di una maestosa chiesa novecentesca dedicata alla Madonna.
Altrettanto emozionante è stata l’escursione al Mottarone, una delle cime che sovrastano il lago Maggiore e dalla quale si può ammirare una splendida vista panoramica a trecentosessanta gradi sulla corona delle Alpi. La giornata non ci ha consentito di godere appieno del panorama ma tuttavia siamo riusciti ad intravedere il Monte Rosa ancora imbiancato ed altre imponenti cime alpine. Quello che si è presentato ai nostri occhi in quei cinque giorni è stato uno spettacolo mozzafiato per la straordinaria bellezza paesaggistica e l’eleganza delle architetture a cui noi pozzomaggioresi non siamo abituati. Una lezione di vita sul piano del decoro urbano e del rispetto dell’ambiente in generale.
Auguramos de ‘nde faghere medas ateros de viaggios e cun saludu.
Alcuni partecipanti