In memoria di una sorella francescana

Apparteneva a quella categoria di persone che osiamo definire “semplici” o “semplicione” per la bonarietà e ingenuità, delle quali si direbbe che “non hanno voce in capitolo”. Ma dietro questa sua semplicità e ingenuità si celava una grande nobiltà d’animo.
Maria Antonietta Pinna sorella francescana del terz’ordine secolare, classe ’46, insegnante di scuola materna in pensione, di tutti quei bimbi avuti come alunni nei suoi 25 anni e più di insegnamento nelle scuole materne di Pozzomaggiore e di Bonorva non ne dimenticò mai uno. Tutti erano stati per lei come figli. Quando capitava di incontrarne qualcuno ormai adulto, chi padre o madre di famiglia e chi no, era una sincera e festosa manifestazione d’affetto.
Il suo chiodo fisso era l’esercizio della carità a tutto campo.
Una cristiana di serie A. Di quelle che mancheranno tanto alla parrocchia.
Se talvolta, in seno alla fraternità francescana, anche da ministra, ebbe a manifestarsi irata o polemica fu perché forse ebbe a riscontare attorno a sé tiepidezza e scarso entusiasmo nell’ideale francescano.
Non di rado, all’uscita della messa parrocchiale, chiedeva umilmente di poter venire con me a portare Gesù nelle Specie Eucaristiche agli ammalati. Era per lei una vera gioia poterli abbracciare e confortare. E questo nonostante fosse sottoposta a grave disagio per il male incurabile che portava dietro da anni.
Se ne è andata quasi in punta di piedi, senza dare troppo disturbo, con la sua Edvige nel cuore.
Ora che, con lei, con San Francesco, con gli angeli e i santi, è associata al Mistero di Cristo, preghi per noi, per la nostra fede, per la fede della nostra comunità e quella della fraternità francescana, ma soprattutto per quella dei giovani innanzi ai quali si prospettano tempi sempre più difficili.

Gigi Usai

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