Dal 19 aprile al 1° maggio scorsi sono stato a Verona per l’incontro nazionale di Azione Cattolica dal titolo “Disegni di Speranza”, incontri in preparazione al IV° Convegno Ecclesiale di Ottobre che si terrà sempre a Verona.
Tre giorni in cui, con oltre 1200 associati dei tre settori, ci siamo confrontati su tematiche differenti quali: coscienza, rapporto tra i laici e le gerarchie ecclesiastiche, ma soprattutto si è discusso di speranza per il futuro.
E’ stato un dibattito serrato e onesto in cui sono emersi molti fattori positivi ma anche profonde criticità che sono presenti sia in associazione, sia nel mondo che ci circonda e che influenza il nostro modo di essere portatori di speranza per gli altri.
Tra i fattori positivi sono emersi un grande entusiasmo e una voglia di essere ancora testimoni del Cristo Risorto, seppur tra mille difficoltà, che non facilitano questo operato.
Per contro sono tuttavia presenti molti fattori critici: sia nel mondo che ci circonda (il lavoro che non c’è, una disillusione crescente di ragazzi e giovani, gli adulti disorientati) e sia in associazione (i giovani che si avvicinano alla Chiesa, e quindi alla stessa associazione, sempre con maggiore difficoltà, il settore dei giovani-adulti praticamente assente per cui un giovane è costretto ad una autoformazione per la propria crescita interiore e spirituale, il settore adulti ancora vivace e dinamico ma in progressivo invecchiamento).
Ma allora qual’è l’idea di Azione Cattolica che è emersa?
Mons. Francesco Lambiasi, Assistente Nazionale di A.C., l’ha sintetizzata con un breve racconto:
“C’era una città di nome Speranza, con un viale chiamato Viale della Speranza, alla fine del viale c’era una casa chiamata Casa della Speranza, dentro questa casa il buio era rischiarato da quattro candele accese.
La prima si chiamava Pace: vedendo come andava il mondo, guerre, carestie, lotte di religione, si accorse di essere inutile e si spense.
La seconda si chiamava Fede: vedendo che la Pace si spegneva ed il mondo senza più Fede intorno a se, si fece prendere dallo sconforto e si spense.
La terza si chiamava Amore: vedendo spegnersi sia la Pace che la Fede e la mancanza di Amore nel mondo si spense pure lei.
Entrato un bambino nella casa e vedendosi circondato dalle tenebre si spaventa e cominciò a piangere.
La quarta candela, che si chiamava Speranza, ancora accesa, accorgendosi dello sgomento del bimbo lo consola dicendo: “Non ti preoccupare del buio, finché io rimarrò possiamo ancora riaccendere l’Amore, la Fede e la Pace”.
Ed è questo quindi il messaggio emerso dal convegno appena concluso; l’idea di una Azione Cattolica ancora viva e dinamica, una fiamma di speranza che possa accendere e infiammare i cuori e gli entusiasmi di chi ci circonda.
Daniele Santona
Per chi fosse maggiormente interessato ai temi trattati e ai lavori svolti in gruppo nel sito nazionale dell’Azione Cattolica
http://www.azionecattolica.it/settori/GIOVANI/sezione/vita/disegnisperanza
può trovare le relazioni della Dott.ssa Serena Noceli e di Don Raffaele Maiolini nonché i lavori svolti nei sottogruppi di lavoro.