Pozzomaggiore, novello far west

“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case…”, così inizia il suo libro Primo Levi intitolato Se questo è uomo. Possiamo affermare chiaro e forte quanto sopra anche noi a Pozzomaggiore?
Ogni giorno, purtroppo, veniamo informati di nuovi fatti criminosi, più o meno gravi. Stiamo per raggiungere in negativo, la fama che ritenevamo appartenesse ad altri centri che mi astengo dall’indicare.

Cittadina famosa per i suoi illustri figli, la laboriosità degli abitanti, le bellezze naturali, i monumenti storici, i fecondi pascoli, la qualità degli alimenti, la maestosità dei cavalli, nelle prime pagine oggi per fatti criminosi che stanno minando il quieto vivere degli onesti ad opera di pochi ed infelici balordi di periferia, indigeni, non vi è dubbio, o quanto meno servi della gleba di quei forestieri che chissà con quali violenze psicologico-materiali riescono ad ottenere informazioni o addirittura collaborazione nella conduzione del fatto criminoso.
Due incappucciati hanno aggredito e derubato della pistola di ordinanza la vigilessa Gianna Sanna e non certo per giocare a banditi e carabinieri; i soliti ignoti hanno visitato la casa di Angelo Maria Deiana, ripulito quella di Battista Bitti, abbellito le loro dita con l’anello della Madonna Assunta, riempito ad abbundantiam i loro capienti congelatori con ogni tipo di carne, hanno pensato bene di affrontare i rigori dell’inverno o di fare il pieno alle loro auto con il carburante rubato dai camion parcheggiati per le vie del paese, hanno provveduto a dotare ugualmente zone non servite dall’Enel di energia elettrica con gruppi elettrogeni rubati un po’ qua e un po’ la, per non dire di quegli emuli del più grande Nerone che anche senza arpa, hanno incendiato fienili, stalle, garage, e di quelli che hanno sgarretato vacche, sgozzato pecore, toccando tutti gli articoli del codice penale.
Per ultimo, proprio l’altro ieri, hanno rubato materiali da costruzione, montacarichi, attrezzature varie alla ditta che esegue i lavori di costruzione della nuova caserma dei carabinieri, prenotandosi fin d’ora, è il caso di augurarglielo, ad inaugurare per primi le non accoglienti celle della stessa, per non parlare di altri prevedibili soggiorni nelle patrie galere.
Insomma, è ora che, a prescindere dalle iniziative di prevenzione e repressione adottate dalle forze dell’ordine e da quanti a ciò deputati, sarebbe opportuno che tutti ci adoperassimo per individuare, isolare, denunciare, cercare di recuperare ai valori del vivere civile, quanti con le loro vigliacche azioni stanno minando la serenità della nostra comunità, attentando alla pace, al nostro lavoro e alle nostre case.
Mi congedo con un detto: “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. Pensateci bene, se leggendo queste righe vi sentite gatti.

Tonino Pischedda

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